Retroduzione

Tommaso Guariento
8 min readDec 26, 2021

“Stai parlando della retroduzione”, disse.

“Il riavvolgimento degli stati del mondo attraverso gli stati della mente”. “Ma quella è una scienza perduta, Socrate”

“Buona solo per oracoli e poeti, non sai che Platone sta per emanare delle leggi che ne vietano l’uso?”

“Platone si sbaglia, Epimeteo”

“Vedi, quando gli uomini vivevano nell’Era degli Occhi e delle Corrispondenze non avevano bisogno di queste nuove leggi, allora era vietato vietare. In quel tempo la nostra specie era più impavida, e allo stesso tempo più previdente. Queste nuove leggi servono solo a limitare le nostre facoltà, agiscono sul presente, obbligandoci a dimenticare come si ricorda il futuro”

Epimeteo scosse la testa. Osservava il vecchio nei suoi occhi offuscati dalle cataratte. “Il cerchio si chiude”, pensò. Era l’anno diciottesimo dell’Era delle Grandi Storie, e Platone, consigliere regale, fu l’uomo che seppe un tempo sussurrare frasi melliflue alle orecchie dei Reggenti. Socrate, suo fratello e padre, era stato prima di lui consigliere regale, ma aveva proposto di annullare ogni rito. Da sempre sostenitore della retroduzione, esigeva dagli uomini qualcosa che da secoli, forse millenni non si era mai più presentato.

L’Era delle Grandi Storie cominciò con l’ascesa di Platone: la sua idea era quella di fornire un apparato giuridico alle varie città-stato, aumentando il potere dei Reggenti, che fino ad allora era stato solo informarle.

“Essi non giudicheranno più in base alle loro opinioni, ma si baseranno su un corpus di Grandi Storie, un raccolta, anzi meglio, uno scrigno sigillato ermeticamente, il contenitore totale e aggiornato della memoria sociale”

“Così non vi sarà più errore, ed il procedimento del giudizio avverrà in modo automatico. I Reggenti consulteranno l’Arca, che conserva le risposte a tutte le domande poste nel passato e quelle disseminate nel presente, e sapranno come dirimere ogni dibattito, come vincere ogni guerra, come regolare ogni ripartizione”

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L’acqua aveva raggiunto la cavità orale, lasciando solo spuma e frammenti di ghiaccio gorgogliare. Come una freccia scagliata nel cuore dell’oceano, scendeva, sempre più veloce e più a fondo, fino a toccare il fondale sabbioso. Grosse bolle gli uscivano dai denti, poi, sempre più piccole. La vista lo stava abbandonando, ma con l’ultimo sguardo aveva potuto adocchiare i grossi resti marmorei. Con la testa che gli scoppiava e i polmoni brucianti di dolore, si accasciava definitivamente, contorcendosi mentre tutto attorno si faceva nero, solo le scie fluorescenti di quelle che sembravano cnidari danzavano geometricamente noncuranti. Era nato l’errore.

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Chiuse il libro, l’ultima parola letta recitava “q.e.d”. Eleonore riteneva tutta la faccenda una perdita di tempo. Avrebbe voluto fare ricerca in modo diverso, ma probabilmente aveva scelto la facoltà sbagliata. “La lettura”, pensò, “è veramente un’occupazione inutile”. Aprì la finestra sfiorando una superficie metallica fredda. La vista era splendida: i sei corpi celesti di forma sferica stavano lì, col loro colore rosso infuocato, mente le tenebre guadagnavano terreno. Il buio saliva dal basso verso l’alto, oscurando le luci una ad una. Quelle grandi torri di vetro e acciaio non sembravano avere una fine, così slanciate e vittoriose, puntavano dirette verso quel che restava del cielo.

La notte, ad Ermione, era impossibile distinguere i contorni degli oggetti solidi. Per questo chiunque possedeva un paio d’infravisori, che ricostruivano in modo approssimativo l’ambiente circostante. Di fatto, era pericoloso tornare a casa dopo le otto, poiché si rischiava di finire contro uno spigolo aguzzo, o sbattere contro altre persone, o peggio, di cadere dritti dentro uno di quei buchi dalla profondità infinità che costellavano le strade delle città.

Ad Ermione il tramonto segnalava l’iniziare del processo di accumulazione energetica. Le tenebre si diffondevano per permettere agli acceleratori di assorbire l’energia luminosa dal centro della terra. Per questo ad Ermione, così come ad Efesto e nelle mille città-stato, il tramonto era consigliabile trovarsi già nella propria abitazione capsulare.

Quella sera Eleonore era rimasta troppo tempo nella torre Vega, aveva cercato di ‘leggere’, cioè di veteroimparare il contenuto di quelle reliquie chiamate ‘libri’. Quello era il suo lavoro, l’azione per la quale riceveva dal Governo Centrale un compenso in denaro. I libri venivano recuperati nelle rovine a Nord-Ovest. Erano dei parallelepipedi oblunghi, divisi in sezioni, o ‘fogli’ e contenevano degli archeosimboli. Si sapeva che nel quattordicesimo secolo la conoscenza umana era ancora trasmessa attraverso una pratica di veteroapprendimento: scorrendo dall’inizio alla fine i parallelepipedi, e seguendo le sequenze di archeosimboli da sinistra a destra, o, alle volte, dall’alto verso il basso e poi, proseguendo, a zig-zag, si potevano estrarre delle informazioni sull’Era delle Fini Attese.

Eleonore stava decriptando il contenuto del Trattato di Semiotica Universale, una specie di compendio della veteroscienza, ma riteneva questo compito inutile. Anche ricomponendo le informazioni di quell’oggetto, erano subito evidenti le sue lacune, gli errori che l’autore aveva commesso, e tutte le informazioni di cui non disponeva. Inoltre, la veteroscienza richiedeva un continuo rimando di un libro all’altro, perché chiaramente, i libri erano solidi delimitati da contorni, o vertici.

Il recupero dei libri nelle rovine a Nord-Ovest era costoso, e il Governo Centrale stanziava sempre meno fondi per queste inutili imprese.

Arrivata sana e salva nella capsula, Eleonore ripensava alle sequenze di archeosimboli del Trattato e all’Era delle Fini Attese. “È veramente inutile perdere tempo con queste anticaglie, non so nemmeno perché continuino a pagarmi. Dopotutto, da quando l’SRI (Sistema di Retroduzione Integrato) è stato inventato, a nessuno interessa sapere come funzionano gli archeosimboli”. Il pensiero venne subitamente cancellato dal cervello di Eleonore, la Macchina per l’Oblio Notturno stava già entrando in azione, rimodulando le zone dell’ippocampo e della corteccia prefrontale. Il giorno successivo avrebbe ricominciato a decifrare altri libri, dimenticandosi le reticenze di questo oggi al tramonto.

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La distesa della piana era immensa ed orizzontale, rovente sotto una luce perpendicolare che annullava le ombre. Branchi di euteri si muovono a sciame sulla superficie pietrosa. Alle volte si aggregavano, altre si disperdevano. Alcuni, fra questi, iniziano ad occupare un territorio ben definito. Lo recintano con sostanze lignee, autotrofe, o accumulando e lavorando sostanze litiche.

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“Retroduzione: scienza che elimina passo a passo i contenuti latenti rendendoli manifesti. Punto primo: Storia. La retroduzione era conosciuta con precisione nell’Era degli Occhi e delle Corrispondenze, ma venne cancellata per millenni dopo gli editti di Platone […] Per questo ogni segno del futuro come ramificato in un’intelaiatura nel presente, ma questo non sembra essere in alcun modo computabile […] Mescolando paura e desiderio […] Pensare dal punto di vista inverso: perché l’universo dovrebbe costruire reti di segni ingannevoli? […] Come una genealogia, o come un arbusto, o come una crisalide […] Se mandando un’informazione, stai sempre mentendo, perché sottendi informazioni latenti, che però cambiano completamente il sistema di riferimento, vuoi forse farmi aspettare? È un trucco che ordisci perché io cominci una ricerca infinita?”

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“Questo è un grande giorno”, esordì il Ministro Plenipotenziale, nell’atto ventiseiesimo dell’Era del Tramonto Oscuro. “Qui ad Ermione abbiamo installato il primo prototipo del Sistema di Retroduzione Integrato, uno strumento che ci consentirà di eliminare il problema della ricorsione infinita della conoscenza”. Contemporaneamente, nelle sale occultate del Ministero dell’Oblio Notturno, si svolgevano incessantemente i lavori per l’attuazione del Piano delle Armonie Individuali.

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“Ma, Socrate, anche ammesso che sia possibile comprende i principi primi della retroduzione, e da questi arginare il problema della ricorsione infinita del sapere, non pensi che la divulgazione di questa scienza possa produrre un altrettanto infinita anarchia?”

“Certo, questo è quello che vuol far intendere Platone, con le sue leggi e i suoi riti, ma io so, perché l’ho visto. Nell’Era degli Occhi e delle Corrispondenze l’anarchia era venerata come una dea. Branchi di euteri si spostavano senza bisogno di coordinatori, non vi erano Reggenti, né sussurratori ai loro orecchi”

“Secondo me hai torto”, disse Epimeteo.

“Se la retroduzione fosse appannaggio di tutti gli euteri, così dire, per natura, allora com’è che l’abbiamo dimenticata?”

“Questo non lo so, Epimeteo”

“Forse”, proseguì Epimeteo, “Le leggi e i riti saranno pure delle intelaiature barbare, e anche l’idea di istituire delle Grandi Storie mi sembra più una strategia del contenimento che una proposta innovatrice, ma ricordati che l’Era delle Guerre Immaginarie c’è stata, non è una semplice leggenda, lo dice Lan..”

“Falso!”

“Questo lo so. Non c’è stata nessuna stagione, né mai un’intera ‘Era’ delle Guerre Immaginarie. Ti sei lasciato corrompere, non voglio proseguire oltre questo dialogo”

“Ma, Socrate, ragiona! Ci sono le rovine, i grandi volti tristi incavati nella selce, le mascelle spezzate, quegli ammassi di proiettili dorati…”

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“L’estrazione della fonte oscura è in qualche modo legata alla retroduzione”

“Già, come se tutto fosse legato, più o meno, ma guarda che non siamo più nell’Era delle Grandi Storie”

“E, al mattino, non ti sembra che qualcosa non quadri perfettamente? È come se gli oggetti della capsula, la posizione dei pianeti, e lo stesso odore della gente avesse qualcosa di diverso”

“A me questa sembra pura e semplice veteroscienza”

“Ma se non sai nemmeno leggerla!”

“Vuoi dire veteroimpararla?”

“Lo vedi, ti esprimi usando il loro stesso linguaggio!”

“Senti, è meglio se mi dai retta questa volta. Lo so che a te può sembrare inutile stare qui ad ascoltarmi mentre farnetico del Trattato di Semiotica Universale, ma secondo me l’origine dei fenomeni è in qualche modo legata al loro compimento

“Bella scoperta, è quello che fa ogni giorno l’SRI”

“No, ma non nel senso della retroduzione, nel senso di questa disciplina del quattordicesimo secolo chiamata semiotica universale

“Ma quella roba a parallelepipedo, è chiaro che parli di retroduzione, non è disseminata, forse, in tutti gli altri parallelepipedi che raccogliamo a Nord-Ovest?”

“Ma il Trattato di Semiotica Universale non parla di veteroscienza e basta. In verità ci sono molti modi di leggere gli archeosimboli. Ho scoperto che leggendoli da destra verso sinistra, o dal contrario all’inizio, o seguendo una spirale…” Eleonore gesticolava, aveva le mani sempre più sudate. Fuori, le tenebre incominciavano ad innalzarsi dal basso verso l’alto. I sei soli infuocati brillavano di un rosso sempre più intenso.

“Senti, io devo andare, ne parleremo domani” Mise gli infravisori, e se ne uscì meccanicamente. Eleonore guardava la sua figura inabissarsi nelle tenebre.

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“Piano per le Armonie Individuali, documento riservato. Parte IX […] cosicché i soggetti siano disposti, singolarmente, ad affidarsi all’SRI per ogni azione, ogni emozione, ogni calcolo […] cancellare gli stimoli diurni […] è una scienza che passo passo sostituisce i contenuti manifesti con contenuti latenti […] non c’è, allo stato attuale, alcuna soluzione al problema della ricorsione infinita della conoscenza, per questo occorre finanziare delle ricerche negli archivi veteroscientifici a Nord-Ovest”

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Branchi di euteri si muovono a sciame sulla superficie pietrosa — Ricorsione — Branchi di euteri si disperdono — Retroduzione — “Socrate, lo sai che finirai a processo per via delle tue idee?”

“Certo, Epimeteo, hai ragione”

Le tenebre inglobano le torri chilometriche di Ermione.

L’esploratore esala l’ultimo respiro, bolle e schiuma affiorano alla superficie semicongelata dell’oceano.

Nubi di cnidari sorvolano danzanti il cielo di Ermione. Scie fluorescenti simili ad archeosimboli si formano e si disfano nella stratosfera, ed ancora più in alto, nella mesosfera, quasi ad accarezzare le torri di vetro e acciaio.

Racchiusi nel cosmo delle Armonie Individuali branchi di euteri stanno per risvegliarsi.

Dall’esosfera si vedono uscire come termiti da ogni cubica capsula, disegnando geometriche di neosimboli precise — Ricorsione.

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“La retroduzione è l’inverso della ricorsione. Ma la mente tende a confondersi mescolando paura e desiderio. Q.e.d.”

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